Effetto placebo e sonno placebo: quando mentire a noi stessi funziona

Effetto placebo e sonno placebo: quando mentire a noi stessi funziona

Quante volte ti è successo di alzarti la mattina e dire "ho ancora sonno!"? Indovino, talmente tante che contarle è impossibile. C'è un problema: più ci lamentiamo di essere stanchi più lo diventiamo per davvero. In altre parole, è proprio pronunciare le malefiche parole "ho sonno" che ci fa provare una maggiore stanchezza Ebbene sì, so che è difficile da credere, ma il solo fatto di dire – a noi stessi o ad altri, poco cambia – di essere stanchi ci rende esausti per davvero. Mentre, convincerci di non avere sonno, ci rende realmente più svegli e attivi. Non mi sto prendendo gioco di te, giuro, non sto inventando nulla: questo effetto si chiama sonno placebo. Percepisco la tua titubanza e ti garantisco che l'ho provata anche io quando ne ho scoperto l’esistenza. Perché sì, già sapevo che siamo molto più suggestionabili e impressionabili di quanto crediamo di essere, però pensavo ci fosse un limite. E invece no, ci possiamo veramente convincere di qualsiasi cosa.  Comunque, per sgretolare quell'espressione che comunica "ma che stai dicendo?" disegnata sul tuo volto, ti mostro qualche dato attendibile sulla veridicità del sonno placebo. Prima, però, facciamo una digressione e vediamo insieme in che cosa consiste l'effetto placebo.

L'effetto placebo e il suo fratello cattivo 

Partiamo dalle basi, hai mai sentito parlare di placebo? Do una spolveratina agli scaffali della tua mente. Il placebo consiste in un trattamento che non ha alcuna proprietà terapeutica e, di fatto, non contiene alcuna sostanza curativa. Viene prescritto come se avesse proprietà farmacologiche seppur non ne abbia. Un esempio? Prescrivere acqua e menta come cura per il mal di testa. È da qui che deriva il termine effetto placebo, o risposta placebo: è la conseguenza – o effetto, per l’appunto – dell’assunzione di una “finta medicina”. Ma raccontiamo una storia più concreta, troppi paroloni non ci piacciono.

Un esempio, una storiella

Poniamo il caso che alla tua vicina di casa venga il raspino in gola, va dal dottore e gli prescrive uno sciroppo. Lei ti chiede di andare a comprarglielo, ma tu hai una vecchia boccetta terminata in casa, decidi di riempirla con acqua e zucchero e gliela porti. La tua vicina contenta e soddisfatta ti ringrazia calorosamente, totalmente ignara del fatto che tu sia un burlone, e beve la quantità prescritta dal suo caro dottore. Potrebbe accadere un fatto un po' sconvolgente: la tua vicina potrebbe guarire e tornare forte e sana, senza alcun fastidio alla gola, proprio come se stesse prendendo realmente lo sciroppo. Ma come è possibile se c’è solo acqua nella boccetta? Non solo è possibile, ma è anche verosimile, per via di questo magico effetto placebo.  In buona sostanza la vicina, certa dell’efficacia del “farmaco”, riesce a ottenere un miglioramento reale della propria condizione fisica. In pratica, grazie all’effetto placebo una persona inizia a stare bene e migliora per merito della sua attiva e positiva partecipazione al processo di guarigione. La mente ci può tendere delle trappole belle grosse, non trovi? Beh, se quantomeno funzionano e ci avvantaggiano, ben vengano…

I tranelli della mente: l'effetto nocebo

Il problema è quando i tranelli della mente sono negativi, perché si, esiste anche il contrario dell’effetto placebo, il suo fratello cattivo: l’effetto nocebo Provo a spiegartelo con un altro esempio. Questa volta lascio in pace la tua vicina di casa e tiro in causa la tua bidella delle superiori, te la ricordi ancora? Io alla mia volevo tanto bene, ma lasciamo da parte la nostalgia. La tua ex-bidella ancora non lo sa, ma è dentro una candid camera, come protagonista per un esperimento. Le viene prescritto un farmaco che è stato dannoso per un suo conoscente: in verità è finto, uguale solo per aspetto a quello reale, ma privo di principi attivi e composto solo da zucchero. Però la bidella, dopo aver assunto controvoglia la pillola, inizia a lamentare gli stessi sintomi che aveva sentito raccontare al fatidico conoscente. Ovviamente questi non possono essere dovuti alle pillole in zucchero, ma sono riconducibili al condizionamento legato alla scarsa fiducia nei confronti di quel farmaco.  Ecco qui, un esempio un po' surreale, ma utile per capire quanto, come già dicevo, siamo suggestionabili, sia in positivo (effetto placebo) che in negativo (effetto nocebo).  Ora che abbiamo coinvolto la tua vicina di casa e la tua ex bidella per spiegare questi effetti, possiamo tornare sulla retta via, ovvero, al significato di sonno placebo.

Sonno placebo: non dire mai "ho sonno"!

Ora che abbiamo compreso che cos’è l’effetto placebo siamo pronti per capire la diavoleria che hanno scoperto dei ricercatori statunitensi del Colorado College: il sonno placebo. Partiamo da un esperimento. Gli esperti hanno consegnato a un gruppo di persone un questionario contenente delle domande sulla qualità del loro sonno. E poi – in buona sostanza – hanno confuso loro le idee e sono stati lì a osservare quanto erano influenzabili. Ok, sto banalizzando, ma non è poi tanto distante da come sono andate realmente le cose.  I ricercatori hanno raccontato alle “cavie” quanto il sonno sia fondamentale per far recuperare le forze a corpo e mente, e come un riposo malsano possa portare addirittura a delle carenze cognitive il giorno seguente. Infine, ma non per importanza, hanno spiegato che più lunga è la fase Rem, quella dei sogni, più mentalmente lucidi si è il giorno seguente.  Ma la parte bella del gioco arriva ora: gli esperti, dopo aver raccontato tutte queste belle storielle, hanno detto una grossa grassa menzogna a tutto il gruppo. A prescindere dalla reale qualità del sonno dei partecipanti, hanno detto ad alcuni che avevano avuto una fase Rem troppo corta e, perciò, un sonno poco rigenerante; ad altri che la loro era durata più della media e, quindi, che avevano dormito come angioletti. Ma ovviamente, come già detto, sono tutte frottole! Qual è stato lo scopo della menzogna? Influenzare il pensiero delle “cavie” per poi sottoporle a un test cognitivo – con esercizi di concentrazione, memoria ed elaborazione di informazioni – per valutare un po' se sentirsi dire “hai dormito bene” ha un effetto benefico e ristoratore.  Dall’esperimento è emerso i partecipanti ai quali era stato detto "hai dormito bene" hanno risposto meglio ai test rispetto a coloro che credevano di aver dormito male. Incredibile, no? La cosa che mi stupisce di più è quanto le persone coinvolte nell’esperimento siano state (iper)suscettibili. Ma se consideriamo che loro sono solo un campione che rappresenta tutti noi, non possiamo consolarci troppo perché siamo tutti (super)influenzabili! 

Sonno placebo: tiriamo le somme

Ho raccontato questo esperimento per spiegare il significato di sonno placebo: quando dormi male, menti a te stesso/a e ripeti(ti) di aver dormito abbastanza, sarai più attivo e svolgerai le attività giornaliere con una carica maggiore, proprio come se avessi dormito davvero.  Ricorda che funziona anche il contrario, eh! Quindi se dormi otto ore filate e ti svegli il mattino seguente con “radio lamentela” in mode-on, funzionerà ugualmente: ti sentirai stanco/a anche se non lo sei!
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